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17.2.09

Il Natale

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, per i Cristiani figlio di Dio e della Vergine Maria. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).

Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa "natalizio, relativo alla nascita".

Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell'Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), anch'essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo[1] dalla ricorrenza cristiana. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto talvolta dall'aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in Ss.).

Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all'Epifania, Ascensione e Pentecoste e inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli, da quando cioè è diventata la festa in cui ci si scambia i regali e più si sta insieme in famiglia.


Il significato cristiano del Natale
Il Natale, pur non essendo la principale festa cristiana in quanto essa è la Pasqua, è pur sempre quella più sentita a livello familiare e popolare e rappresenta la consapevolezza di essere chiamati a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio. Sul Natale in quanto Festa cristiana, sulle manifestazioni liturgiche, sulle tradizioni delle comunità cristiane e sulle ricorrenze , riti e abitudini di tutto il mondo sono state scritte decine e decine di poesie.[1], racconti [2], canti popolari [3], filastrocche, ninne nanne e molto altro.


La Nascita di Gesù

La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo il Vangelo di Luca, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai Romani.

Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

La data di Nascita di Gesù

La data di nascita di Gesù non è riportata nei Vangeli. Fin dai primi secoli i cristiani svilupparono diverse tradizioni, basate su ragionamenti teologici, che fissavano il giorno della nascita del Signore in date diverse, tanto che Clemente Alessandrino (+ c. 215) annotava in un suo scritto: "non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno" (Stromata, I,21,146.)

Liturgia Cristiana
Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa della notte), in aurora, in die (nel giorno).

Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima - se esso non ha la precedenza stabilita dalle apposite norme - facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente.

Il tempo liturgico del Natale si conta a partire dai primi vespri del 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d'Avvento.


I primi secoli del Cristianesimo
Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant'Ireneo e Tertulliano [2]; Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara [3] che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita[2]. Arnobio [4] ridicolizza la celebrazione dei "compleanni" degli dei.

Le chiese cristiane celebravano piuttosto la festa dell'Epifania (dal greco ἐπιφάνεια (epiphàneja): manifestazione, comparsa, apparizione, nascita), che commemora la visita dei Re Magi a Gesù.

Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò solo nel III secolo e durò fino al successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.


Celebrazioni in Alessandria d'Egitto
Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria d'Egitto, circa 200 d.C., quando Clemente di Alessandria[5] disse che certi teologi egiziani, "molto curiosi", definirono non solo l'anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calendario [6]. Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile)[2].

Un testo del 243, De paschae computus, attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo[7], dichiara che la nascita di Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato[2].

Clemente dichiara anche che i Balisilidiani celebravano l'Epifania e con essa, probabilmente, anche la nascita di Gesù, il 15 l'11 Tybi (10 o 6 gennaio)[2].

In un qualche momento la doppia commemorazione di Epifania e Natività deve essere diventata comune, sia perché l'apparizione dei pastori era considerata una delle manifestazioni della gloria di Cristo, sia forse a causa di una discrepanza del vangelo di Luca 3,22 presente in vari codici, tra cui il codice Bezae, in cui le parole di Dio sono rese houios mou ho agapetos, ego semeron gegenneka se ("tu sei il mio figlio prediletto, in questo giorno ti ho generato") al posto di en soi eudokesa ("in te mi sono compiaciuto").

Abraham Ecchelensis (1600-1664) [8] riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea.

Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un disco solare inquartato (oggi noto come "croce celtica") detto Korê era portato in processione attorno a una cripta, al canto Oggi a quest'ora Korê ha dato vita all'Eterno[9].

Giovanni Cassiano (360-435) scrive tra il 418 e il 427 che i monasteri egiziani ancora osservano gli antichi costumi[10].

Il 29 Choiak (25 dicembre) e 1 gennaio 433 Paolo di Emesa predica presso Cirillo di Alessandria, e i suoi sermoni [11] mostrano che la celebrazione del Natale il mese di dicembre era già fermamente stabilita, e i calendari provano la sua permanenza; per cui la festa si era diffusa in Egitto tra il 427 e il 433[2].


Celebrazioni a Cipro, Armenia e Anatolia
A Cipro, alla fine del IV secolo, Epifanio dichiara contro gli Alogi[12] che Cristo era nato il 6 gennaio ed era stato battezzato l'8 novembre.

Sant'Efrem il Siro (i cui inni si riferiscono all'Epifania e non al Natale) prova che la Mesopotamia ancora festeggiava la nascita tredici giorni dopo il solstizio d'inverno, ovvero il 6 gennaio.

Contemporaneamente in Armenia la data di dicembre era ignorata, e tuttora gli Armeni celebrano il Natale il 6 gennaio[13].

In Anatolia, i sermoni di san Gregorio di Nissa su San Basile (morto prima del 1 gennaio 379) e i due seguenti durante la festa di Santo Stefano[14], provano che nel 380 il Natale era già celebrato il 25 dicembre[15].

Nel V secolo Asterio di Amaseia e Sant'Anfilochio di Iconio, contemporanei di Basile e Gregorio, mostrano che nelle loro diocesi le feste dell'Epifania e del Natale erano separate.


Celebrazioni a Gerusalemme
Nel 385 Egeria scrive di essere rimasta profondamente impressionata dalla festa della Natività di Gerusalemme, che aveva aspetti prettamente natalizi; il vescovo si recava di notte a Betlemme, tornando a Gerusalemme il giorno della celebrazione. La presentazione di Gesù al tempio era celebrata quattordici giorni dopo. Ma questo calcolo inizia dal 6 gennaio, e la festa continuava per gli otto giorni dopo quella data [17]; successivamente menziona solo le due feste maggiori dell'Epifania e della Pasqua. Per cui il 25 dicembre nel 385 non era osservato a Gerusalemme.

Giovanni di Nikiu (circa nel 900) per convincere gli armeni a osservare la data del 25 dicembre fa notizia di una corrispondenza tra san Cirillo di Gerusalemme e papa Giulio I[18] in cui Cirillo dichiara che il suo clero non può, nella singola festa della nascita e del battesimo, effettuare una doppia processione tra Betlemme e il Giordano e chiede a Giulio di stabilire la vera data della Natività dai documenti del censimento portati a Roma da Tito; Giulio stabilisce il 25 dicembre.

In un altro documento[19] si riferisce che Giulio scrisse a Giovenale di Gerusalemme (circa 425-458), aggiungendo che Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli era stato criticato per aver dimezzato le festività, ma Giulio morì nel 352 e la testimonianza di Egeria rende questi ultimi due documenti di origine dubbia[2].

San Girolamo, scrivendo nel 411[20], rimprovera ai palestinesi di mantenere la celebrazione della nascita di Cristo nella festa della Manifestazione.

Cosmas Indicopleustes suggerisce [21] che anche alla metà del VI secolo la chiesa di Gerusalemme riteneva, basandosi sul passo evangelico di Luca, che il giorno del battesimo fosse il giorno della nascita di Gesù in quanto essere divino. La commemorazione di Davide e Giacomo l'Apostolo si svolgeva il 25 dicembre.

Il 25 dicembre 432 Paolo di Emesa pronunciava a Cirillo di Alessandria un discorso sul Natale.


Celebrazioni ad Antiochia
Ad Antiochia, dopo una lunga resistenza, la festa del 25 dicembre venne accolta nel 386 grazie all'opera di san Giovanni Crisostomo.

Durante la festa di san Philogonius del 386[22] San Giovanni Crisostomo predicò un importante sermone: in reazione ad alcuni riti e feste ebraiche invitò la chiesa di Antiochia a celebrare la nascita di Cristo il 25 dicembre quando già parte della comunità la celebrava in quel giorno da almeno dieci anni; dichiarò che in occidente la festa era già celebrata e che egli desiderava introdurla, che questa era osservata dalla Tracia a Cadice e che la sua miracolosamente rapida diffusione era un segno della sua genuinità.

Per giustificare la decisione interpretò gli episodi evangelici dicendo che il sacerdote Zaccaria entrò nel Tempio ricevendo l'annuncio del concepimento di Giovanni Battista in settembre; il vangelo data quindi il concepimento di Gesù dopo sei mesi, ovvero in marzo, per cui la nascita sarebbe avvenuta in dicembre.

Infine il Crisostomo dichiarò di sapere che i rapporti del censimento della Sacra Famiglia erano ancora a Roma e quindi Roma doveva aver celebrato il Natale il 25 dicembre per un tempo abbastanza lungo da consentire al Crisostomo di riportare con certezza la tradizione romana[23]. Il riferimento agli archivi romani è antico almeno quanto Giustino Martire[24] e Tertulliano[25]. Papa Giulio I, nella falsificazione cirillina citata in precedenza, afferma di aver calcolato la data basandosi su Flavio Giuseppe, sulla base della stessa considerazione non provata riguardante Zaccaria.


Celebrazioni a Costantinopoli
Nel 379/380 Gregorio Nazianzeno si fa iniziatore (in lingua greca: exarchos) presso la Chiesa di Costantinopoli della nuova festa, proposta in tre sue omelie[26] predicate in tre giorni successivi[27] nella cappella privata chiamata Anastasia; dopo il suo esilio nel 381, la festa scomparve[2].

Secondo Giovanni di Nikiu, Onorio, presente durante una delle sue visite, si accordò con Arcadio perché fosse osservata la festa nella stessa data di Roma. Kellner colloca questa visita nel 395; Baumstark[28] tra il 398 e il 402; l'ultima data si basa su una lettera di Giacomo di Edessa citata da George di Beeltân, che dichiara che il Natale fu portato a Costantinopoli da Arcadio e Crisostomo dall'Italia dove secondo la tradizione si era tenuta fin dai tempi apostolici. Crisostomo fu vescovo tra il 398 e il 402, e quindi la festa sarebbe stata introdotta in questo periodo da Crisostomo vescovo allo stesso modo in cui era stata introdotta ad Antiochia da Crisostomo presbitero; però Lübeck[29] prova che le evidenze su cui si basa la tesi di Baumstark non sono valide.

Più importante, ma solo poco meglio accreditata[2], è la tesi di Erbes'[30] che la festa sia stata introdotta da Costantino I tra il 330 e il 335; esattamente nel 330 secondo l'opinione di alcuni storici [senza fonte], e probabilmente consigliato della madre Elena e dai vescovi del Concilio di Nicea.


Celebrazioni a Roma
Riguardo alla chiesa di Roma, la più antica[2] fonte sulla celebrazione del Natale è il calendario filocaliano[31] compilato nel 354, che contiene importanti tre date:

Nel calendario civile il 25 dicembre è indicato come Natalis Invicti.
Nella Depositio Martyrum, una lista di martiri romani o di altra origine universalmente venerati, il 25 dicembre è indicato come VIII kal. ian. natus Christus in Betleem Iudeae.
In corrispondenza del 22 febbraio, VIII kal. mart. è menzionata la cattedra di San Pietro.
Nella lista dei consoli sono indicati i giorni di nascita e di morte di Cristo e le date di ingresso a Roma e di martirio di San Pietro e Paolo.


Ipotesi sull'origine della data del Natale
Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al Cristianesimo, la seconda che sia derivata dall'influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al Cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "interna" al Cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

Un'ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l'antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono a una "era integrale", corrispondente all'anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell'anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 dicembre o 6 gennaio.[senza fonte]
Un'altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell'Annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l'equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.[senza fonte]
Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel Cristianesimo e nella Bibbia. Per esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come "verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge". Il Natale, nel periodo dell'anno in cui il giorno comincia a allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.[senza fonte]
Un'ipotesi piuttosto recente asserisce che la data del Natale corrisponda, entro certi limiti, alla vera data di nascita di Gesù. Si tratta di un'ipotesi basata sull'analisi dei testi presenti nella biblioteca essena di Qumran e su alcune informazioni fornite dal Vangelo secondo Luca. Secondo Luca, San Giovanni Battista fu concepito sei mesi prima di Gesù (e quindici mesi prima del Natale), e l'annuncio del suo concepimento fu dato al padre San Zaccaria mentre questi officiava il culto nel Tempio di Gerusalemme. Dai rotoli di Qumran si è potuto ricostruire il calendario dei turni che le vari classi sacerdotali seguivano per tali offici, ed è stato possibile stabilire che il turno della classe di Abia (a cui apparteneva Zaccaria) cadeva due volte l'anno. Uno dei due turni corrispondeva all'ultima settimana di settembre, ossia proprio quindici mesi prima della settimana del Natale[32].
Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "esterna" al Cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al Cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche.

C'è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all'inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l'antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il Cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come Pasqua o Pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche.[senza fonte]
La festa si sovrappone quasi perfettamente alle celebrazioni per il solstizio d'inverno (tipiche del nord Europa) e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Secondo alcuni studi recenti, a partire da quelli di Thomas Talley sul Natale e sulla diffusione del culto del Dies natalis solis invicti, l'ipotesi che la festa liturgica del Natale sia sorta per sostituire la festa pagana si è ridimensionata a favore di una origine autonoma avvenuta all'interno delle comunità cristiane dell'africa donatista.




Nel corso dell'ultimo secolo, con il progressivo secolarizzarsi dell'Occidente ed in particolar modo dell'Europa Settentrionale il Natale ha continuato a rappresentare un giorno di festa per i non-cristiani, assumendo significati diversi da quello religioso. Generalmente è vissuto come festa legata alla famiglia, ai regali e a Babbo Natale.

Lo stesso cambiamento dello spirito Natalizio lo si ritrova in quei Paesi dove i cristiani sono piccole minoranze, ma il Natale è stato importato come festa pubblica di tipo secolare-culturale. Tale è in India, Pakistan, Cina e Taiwan, Giappone e Malesia.

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