x

17.2.09

I Termini di Facebook

Facebook, legge e privacy.

Cominciano i primi problemi, dovuti all’enorme tasso di crescita di utenti. Facebook, il social network con il più alto numero di iscritti al mondo (ben 150 milioni) già da un po’ di tempo è diventato un fenomeno sociale.
Ma partono le polemiche sulle prime restrizioni da parte dell’amministrazione di FB che risultano, da una parte, rigidissime (vedi la rimozione delle foto di seni che allattano) e dall’altra placidamente tolleranti su canti di lode a capomafia come Toto’ Riina, o alle Brigate Rosse.
Non erano sorte discussioni sino a quando Facebook non aveva censurato immagini o gruppi considerati contrari alla morale pubblica, o a valori riconosciuti di primaria importanza. In questo modo, in effetti, si sono ravvisati elementi di parzialità, con l’accusa agli amministratori di aver svolto valutazioni di carattere soggettivo non da tutti condivise.
Ora, o su Facebook viene consentito tutto, in ossequio ai principi di massima espressione della propria libertà di manifestazione del pensiero, oppure i controlli debbono essere seriamente regolamentati, con chiare regole su cosa possa essere pubblicato e cosa no.
Ovviamente l’impresa è piuttosto ardua, posta la diversità di regole e tipizzazione dei reati nei vari paesi.
Quanto al singolo cittadino, si sono sollevate polemiche sulla gestione della privacy degli utenti e sull’autonomia che questi possano avere, ovvero l’eventuale poco rispetto che Facebook avrebbe nei confronti dei dati personali, che gli utenti sottoscrivono e diffondono attraverso il social network.
A seguito di un’indagine svolta da Channel 4, si è rilevato come sia difficile cancellare il proprio account da Facebook e tutti i dati presenti per chi voglia dileguarsi dalla community. Molti dei dati inseriti vengono, infatti, mantenuti in vita anche dopo che un account è stato disattivato, così che sia più facile eventualmente riattivarlo. Chi volesse cancellare ogni traccia della propria presenza su Facebook, dunque, dovrebbe eliminare manualmente ogni foto che lo ritrae, anche dai post scritti prima di disattivare il proprio account. Questo accade per chi, spontaneamente, si sia iscritto.
Quando, invece, si pubblicano foto di persone ignare?

A Torino si è verificato il primo caso di violazione della privacy. Alcuni dipendenti di una struttura sanitaria (si parla di infermieri) avrebbero fotografato colleghi e pazienti ricoverati con videotelefonini nel corso di alcune pause di lavoro.
Le fotografie sono state pubblicate su alcuni gruppi di discussione, alcune ritoccate con Photoshop, e riportano frasi offensive per la dignità della persona umana di alcuni pazienti. Si tratta di un episodio grave, cui potrebbero adombrarsi implicazioni di tipo giuridico, psicologico e sociologico.
Un altro aspetto molto curioso e che potrebbe interessarmi direttamente, è la possibilità di effettuare notifiche ufficiali su facebook. E’ accaduto in Australia. Due coniugi, nel mirino degli avvocati che da tempo erano sulle tracce della coppia per la notifica dell’ingiunzione di pagamento per un recupero dei crediti, si sono rivolti alla Corte Suprema del Territorio di Canberra, la quale, con una decisione senza precedenti, ha dichiarato che quelle notifiche possono essere considerate valide anche se consegnate su Facebook, dove la coppia aveva, per un certo periodo, attivato i due profili.
L’unica attenzione richiesta dai giudici è che, oltre alla notifica su facebook, i documenti in questione fossero notificati anche all’ultimo indirizzo e-mail e all’ultimo indirizzo fisico noto dei due.
Ritengo che in Italia, oltremodo garantista, la strada sia particolarmente tortuosa in merito. Ma non dispero.
Mary Corsi (legale.guidaconsumatore.com)




I termini di Facebook
Scritto da: Federico Cella
Il sito di social network che sta facendo impallidire ogni altra esperienza passata del Web per i proprio numeri - qui l'articolo che rende conto dei 175 milioni di utenti, sotto vedete il grafico della crescita (e qui la penetrazione in Italia) -, ha cambiato le "condizioni d'utilizzo" del sito. Svolta importante perché sostanzialmente, con i nuovi termini, Facebook si appropria dei diritti sui contenuti postati dagli utenti e ne potrà fare quello che vuole, anche se l'utente in questione decide di rimuovere da online quanto aveva postato.


Ne parlano ovviamente molti blog, internazionali - Consumerist descrive in termini ben comprensibili la questione - e italiani. In particolare il blog di Giovy, che, pubblicando le nuove condizioni e quelle vecchie, spiega bene quanto è successo. Ossia come dalle condizioni di utilizzo è stato rimosso un intero paragrafo, quello che sostanzialmente garantiva all'utente la possibilità di togliere da online i propri contenuti e che quindi questi non potessero più essere utilizzati da Facebook:

You may remove your User Content from the Site at any time. If you choose to remove your User Content, the license granted above will automatically expire, however you acknowledge that the Company may retain archived copies of your User Content. Facebook does not assert any ownership over your User Content; rather, as between us and you, subject to the rights granted to us in these Terms, you retain full ownership of all of your User Content and any intellectual property rights or other proprietary rights associated with your User Content.

Dunque, come spiega bene Giovy, tolto questo passaggio Facebook rimane proprietario assoluto di quanto viene postato sul sito. Come ben descritto nel paragrafo dei "terms" precedente a quello rimosso:

You hereby grant Facebook an irrevocable, perpetual, non-exclusive, transferable, fully paid, worldwide license (with the right to sublicense) to (a) use, copy, publish, stream, store, retain, publicly perform or display, transmit, scan, reformat, modify, edit, frame, translate, excerpt, adapt, create derivative works and distribute (through multiple tiers), any User Content you Post...

Dunque "non-exclusive" ma "irrevocable" e "perpetual", senza più la scappatoia della rimozione dal sito. Il che, come spiega bene De Biase sul suo blog, lascia aperte, tra le altre, diverse questioni. Cito:

1. il diritto d'autore rimane dell'autore e questi può a sua volta fare quello che vuole con i suoi contenuti?

2. se l'autore ha messo i suoi contenuti a disposizione solo dei suoi amici, Facebook può mostrarli al di fuori della cerchia di quegli amici?

3. se i contenuti dell'autore fossero a loro volta ripresi da altri, chi è responsabile, chi può far causa? E se fossero stati copiati prima di essere pubblicati? Chi è il responsabile?







Facebook è una trappola per la privacy?

Le polemiche su Facebook, il social network creato nel 2004 dall’idea di alcuni studenti di Harvard e di cui ha deciso di far parte anche Microsoft, nonostante la crescita continua e costante non si placano; pare infatti che il social network sia sempre più considerato una trappola.

Ad occuparsi della questione è stato il New York Times che ha raccolto le lamentele di una serie di utenti che hanno constatato, a proprie spese, quanto sia facile entrare in Facebook e quanto invece sia praticamente impossibile liberarsene.

Su Facebook, scrive il New York Times, è infatti possibile cancellare il proprio profilo ma i server conservano copie delle informazioni private dei suoi utenti a tempo indeterminato; per questo alcuni ex utenti che hanno chiesto a Facebook di cancellare il loro profilo hanno dovuto minacciare le vie legali per riuscire nell'intento.

Nipon Das, 34 anni, direttore di una azienda di biotecnologie di Manhattan che lo scorso autunno aveva cercato senza successo di uscire una volta per tutte da Facebook, ha riportato la sua esperienza: "puoi lasciare la stanza quando vuoi, ma non puoi andartene davvero".

Das ha infatti impiegato due mesi e centinaia di email con Facebook, alcune delle quali minacciavano il riscorso all'azione legale, prima di ottenere la cancellazione del suo account su Facebook ma la sua odissea non è finita: se il suo profilo non esiste più, si chiede l'uomo, come mai si continuano a ricevere email da Facebook?

Interessante la replica di Facebook che sostiene che le difficoltà a uscire dai server nascono dalla possibilità offerta ai clienti di rientrare nel sistema quando vogliono semplicemente riattivando l'account e ritrovando le informazioni come le avevano lasciate.

Ciò significa comunque che nel momento in cui uno cerca di andarsene, non può farlo senza lasciare tracce di sé e a specificarlo sono le stesse condizioni di uso di Facebook in base alle quali "puoi rimuovere ogni informazione che vuoi in qualsiasi momento dal sito, ma acconsenti a che Facebook mantenga archiviate copie di queste informazioni per un ragionevole arco di tempo".

Qualcuno ci spiega cosa si intende per "ragionevole arco di tempo"?

Nessun commento:

Posta un commento